‘Spesso le zoonosi prendono quella strada… e più ce ne sono, più è probabile che contribuiscano alla diffusione dei virus’, afferma il capo del programma ambientale delle Nazioni Unite

Gli allevamenti intensivi negli ultimi 10 anni sono stati la causa della maggior parte delle nuove malattie infettive nell’uomo e secondo gli esperti rappresentano un rischio per la nascita di nuove pandemie, esattamente come i mercati di animali selvatici.

Secondo fonti diverse delle Nazioni Unite e dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), gli animali o gli alimenti di origine animale sono all’origine della stragrande maggioranza delle nuove malattie, come il Covid-19, che ha ucciso oltre 270.000 persone in tutto il mondo.


Valentina Rizzi, esperta di malattie infettive presso l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), ha dichiarato: “Le malattie trasmesse direttamente o indirettamente dagli animali – inclusi gli allevamenti – agli esseri umani sono chiamate zoonosi. Una grande percentuale di tutte le malattie infettive nell’uomo proviene da animali, e più nello specifico la maggior parte delle nuove infezioni emergenti nell’uomo negli ultimi 10 anni proviene da animali o alimenti di origine animale“.

Inger Andersen, direttore esecutivo del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), ha dichiarato: “Il virus di solito ha origine in natura, ma spesso si trasmette dagli uccelli selvatici o dai pipistrelli attraverso gli animali allevati”.

“In genere questo succede nei suini o negli avicoli, – ha detto ancora Andersen – ma può riguardare anche altri animali. Non possiamo negare che le zoonosi spesso prendano questa strada, ce lo conferma la scienza. E, secondo la legge delle probabilità, più allevamenti ci sono, più potrebbero essere il mezzo di diffusione”.

Nel 2016 l’UNEP ha dato un’allerta sull’aumento delle nuove malattie di origine animale, amplificate dalla crescente popolazione mondiale di animali destinati alla produzione di carne e latticini. Secondo Andersen, “più noi consumatori chiediamo proteine ​di origine animale, più il mercato aumenta la produzione”.

 

 
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